ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

04/19/2024 | Press release | Distributed by Public on 04/19/2024 10:09

Medio Oriente: G7, “obiettivo de-escalation”

Il G7 dei ministri degli Esteri riunitosi a Capri per affrontare i temi 'caldi' dell'attualità internazionale, dall'Ucraina al Medio Oriente, è stato superato dagli ultimi sviluppi sul campo: oggi, nell'ultimo giorno di vertice, a tenere banco è stata la risposta di Israele all'attacco iraniano di sabato scorso. All'alba di oggi infatti Tel Aviv ha colpito una zona vicino all'aeroporto di Isfahan, e alla base aerea dell'esercito di Shekari ma senza provocare alcun danno a detta di Teheran, che ha minimizzato la cosa. Reazione chirurgica, dunque, finalizzata a ristabilire il principio di deterrenza ma scongiurando l'apertura di un fronte diretto tra Stato Ebraico e Repubblica Islamica? Così pare, almeno per il momento, anche se la tensione nella regione resta altissima. Intanto, dall'isola partenopea, il Segretario di Stato americano Antony Blinken non ha commentato la notizia - confermata dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani - che gli stati Uniti erano stati informati poche ore prima dell'attacco israeliano, ma che "non hanno autorizzato alcun raid". Poche ore prima Washington aveva posto il veto - unico paese, oltre a 12 favorevoli e due astenuti - bloccando di fatto una risoluzione per la piena adesione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite. Durissima la reazione dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) e del presidente Mahmoud Abbas che ha definito il gesto "una flagrante aggressione contro il diritto internazionale e un incoraggiamento a continuare la guerra genocida contro il nostro popolo che sta spingendo la regione ancora di più sull'orlo dell'abisso".

Da Capri a Isfahan?

Nel documento finale del vertice, i ministri degli Esteri riuniti dalla presidenza di turno italiana non hanno fatto riferimento ai più recenti sviluppi tra Israele e Iran, limitandosi a ribadire che "tutte le parti devono astenersi da azioni unilaterali che minano la prospettiva di una soluzione a due Stati", ma si sono detti "preoccupati per l'aumento dei livelli di violenza dei coloni". I coloni estremisti, responsabili di atti violenti contro le comunità palestinesi "devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni" prosegue la nota, secondo cui "una soluzione praticabile al conflitto può essere solo il risultato di uno sforzo regionale coordinato". Riguardo alla più recente escalation tra Israele e Iran, invece, ministri hanno sottolineato che "il governo iraniano verrà considerato responsabile delle sue azioni destabilizzanti" e si sono detti "pronti ad adottare ulteriori sanzioni o altre misure, ora e futuro". Un avvertimento dunque, ma non l'annuncio di nuove sanzioni come preannunciato. Nel documento inoltre i G7 si dicono "impegnati per una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati e sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente con garanzie di sicurezza per Israele e i palestinesi".

No all'offensiva su Rafah?

Nel documento che ha concluso l'incontro di tre giorni, viene anche rimarcata l'opposizione "a un'operazione militare su vasta scala a Rafah, che avrebbe conseguenze catastrofiche sulla popolazione civile". In seguito alle voci che si moltiplicano riguardo a un'imminente offensiva israeliana nella città meridionale della Striscia di Gaza, dove l'Onu stima che circa 1,4 milioni di palestinesi vivano sfollati, i ministri hanno ribadito un vago appello "per un piano credibile e attuabile per proteggere la popolazione civile locale e rispondere ai loro bisogni umanitari". "Credo che questi tre giorni di lavoro siano stati un successo perché abbiamo registrato una grande unità di intenti e una convergenza sulle più importanti questioni internazionali, dal Medio oriente al Mar rosso alla situazione in Ucraina e l'Indo-Pacifico" ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in conferenza stampa al termine del vertice. "Abbiamo anche deciso di fare in modo che la nostra collaborazione sia permanente e ci sia costante contatto giorno dopo giorno tra i ministeri per uno scambio di informazioni e scelte sempre più comuni su grandi questioni internazionali, compresa la disinformazione".

Kiev: priorità difesa aerea?

I ministri delle sette principali economie mondiali si sono confrontati anche sulle difficoltà di Kiev nel respingere gli attacchi di Mosca riaffermando "la ferma determinazione a sostenere l'Ucraina democratica mentre difende la sua libertà, sovranità, indipendenza e integrità territoriale, all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale". La lentezza con cui gli alleati riforniscono Kiev nei giorni scorsi, era stata oggetto di crescenti polemiche e a Capri, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba ha ribadito che per il suo paese la difesa aerea è "questione di vita o di morte". Kuleba ha sottolineato che gli alleati occidentali dovrebbero avere con l'Ucraina lo stesso atteggiamento avuto con Israele - che al pari di Israele, ha ricordato il ministro "non è un membro della Nato" - quando Francia, Usa e Regno Unito lo scorso fine settimana hanno intercettato i missili iraniani. E dinanzi ai capi delle diplomazie di Usa, Canada, Giappone, Francia, Gran Bretagna e Germania, oltre che dell'Ue, ha chiarito: "La priorità sono i Patriot statunitensi e il Samp/T, il sistema di difesa franco-italiano", gli unici capaci di intercettare i missili balistici russi. "Vedremo che si può fare" ha risposto Tajani a un giornalista che lo ha interrogato in conferenza stampa: "Aiutare l'Ucraina significa lavorare per la pace. Perché solo se ci sarà equilibrio sul campo" Putin si siederà a un tavolo di trattativa.

Il commento

Di Antonio Villafranca, Direttore della Ricerca ISPI

"I temi all'ordine del giorno del Consiglio erano molti e non è mancato il senso di urgenza, soprattutto su Ucraina e competitività. Nel primo caso è chiaro che bisogna fare in fretta per dotare Kiev di ulteriori meccanismi di difesa. Nel secondo si tratterà di gestire le resistenze di molti paesi Ue (soprattutto quelli più piccoli) sul completamento del Mercato Unico. Insomma qualcosa sembra muoversi. Meno efficace sembra invece la parte sul Medio Oriente: si ribadiscono sostanzialmente posizioni precedenti, mentre le sanzioni all'Iran difficilmente potranno fare la differenza".