Slow Food Editore S.r.l.

04/19/2024 | Press release | Distributed by Public on 04/19/2024 08:52

Ariele Muzzarelli: in senso delle api per il bene comune

«Quando ero piccola frequentavo la compagnia di clownerie dei miei genitori. Dalle loro avventure ho imparato che, come i clown, si possono avere diversi inciampi nel proprio percorso, ma ridendoci sopra. Così come si possono concepire cambi di direzione nel proprio percorso di studi e di vita, senza considerarli un fallimento, ma acquisendo nuova energia e la forza di ricominciare un percorso completamente nuovo».

Ariele Muzzarelli è una delle Dieci donne che salvano la terra, il progetto di Slow Food Italia che vuole dare valore e voce alle donne piemontesi che - spesso nell'ombra - lavorano per custodire la terra, produrre cibo buono, pulito e giusto, e cambiare il futuro.

Ariele ha 35 anni, è una apicoltrice nomade e fa parte della Comunità Slow Food degli Impollinatori Metropolitani di Torino. Il suo sogno di realizzare un modello agricolo circolare, innovativo e sostenibile, per salvare i paesaggi e gli insetti impollinatori, oggi è diventato realtà e, grazie alla sua capacità di mettere in rete comuni, cittadini, contadini e allevatori, ha già contribuito a rigenerare otto ettari tra le Valli di Lanzo e Avigliana.

«Quando ero giovane, come tutte le ragazze e i ragazzi, ho cercato me stessa e la mia vocazione. Tra le tante cose che ho fatto, ho scelto la carriera artistica, diventando scenografa teatrale. Ma era il mondo naturale, e soprattutto, ciò che è molto piccolo».

Ariele un giorno è andata a trovare un apicoltore esperto e ha aperto la sua prima arnia. Di notte ha sognato il ronzio delle api nel buio. Ma non si è sentita impaurita, né del buio né delle api. Le api la stavano seriamente rassicurando, grazie alla loro presenza e al loro ronzio. Ha fatto questo sogno per tre notti di fila. E ha capito che quella doveva essere la sua strada.

«Quando ho incontrato le api per la prima volta ho cominciato a sentire il cuore battere. Era un misto di paura ma anche un'emozione fortissima. Avevo sempre avuto paura delle api, più per il timore che mi pizzicassero che mi avevano trasmesso le mie nonne che per effettiva conoscenza del loro comportamento. Allo stesso tempo ero molto curiosa di entrare nel loro mondo e di meravigliarmi osservandole, abbassando le mie barriere fisiche e psicologiche».

Ariele abbandona il teatro e diventa apicoltrice hobbista, con le sue prime quattro arnie: «I miei genitori non erano molto contenti: avevo una carriera avviata nel teatro e la via delle api non sembrava garantire altrettanta sicurezza. Era il 2015 quando ho cominciato e intorno a questo mestiere sono nate spontaneamente altre attività, come corsi nelle scuole o addirittura in ambienti più difficili, come il carcere. Ma tutto era portato con semplicità dal mio stare a contatto con le api, dal capirle ogni giorno di più, dall'entrare in sintonia con loro. Era come se avessi un'energia in più, radici più solide».

Ariele dopo qualche anno avvia Apes, una vera e propria azienda di apicoltura nomade, spostando le api nelle colline e negli alpeggi intorno a Torino. «Anche questa è un'avventura e un'altra sfida superata per me: sposto le arnie di notte, al buio, in mezzo ai boschi. Sono casette in cui ci sono magari 60 mila api, che non sono molto contente di questi traslochi forzati».

In questo mondo totalmente improntato sull'Io, il modo di vivere dell'ape, che va fuori a esplorare il mondo per portare polline e informazioni all'interno dell'arnia, non come singolo individuo ma come parte di una comunità che vive in sintonia, secondo Ariele può essere uno spunto interessante anche per il modo in cui impostiamo le nostre società. «Ed è così che ho pensato a come far lavorare gli esseri umani in sintonia, superando il proprio isolamento, e diventano una comunità che opera in favore delle api e degli altri insetti impollinatori, che hanno sempre meno cibo a disposizione, a causa dei pesticidi e dell'agricoltura intensiva, della crisi climatica e dell'abbandono dei terreni. Sono andata di casa in casa a chiedere chi avesse terreni incolti che non riesce a gestire, ho coinvolto le aziende agricole del territorio che hanno lavorato i terreni, seminato piante utili agli insetti impollinatori. Quando le piante fioriscono le aziende agricole aspettano almeno cinque o dieci giorni in più affinché i fiori si aprano completamente prima di tagliare il fieno».

È questo il progetto Fioraia, sette ettari in tutto rigenerati tra le porte delle Valli di Lanzo, Racconigi e Avigliana, in un terreno che Ariele sta rigenerando proprio in questa primavera.

Dieci donne che salvano la terra

Slow Food Italia - con il patrocinio e il contributo della Regione Piemonte - ha lanciato l'iniziativa Donne che salvano la terra per dare valore e voce alle donne piemontesi che, spesso nell'ombra, lavorano per custodire la terra, produrre cibo buono, pulito e giusto, cambiare il futuro. Donne che possono diventare fonte di ispirazione per le ragazze e i ragazzi che stanno compiendo il loro percorso di formazione scolastico e personale. Per scoprirle e raccontarle, Slow Food ha chiesto ai propri soci e simpatizzanti, appassionati gastronomi, attivisti sui temi dell'ambiente e operatori della società civile, giornalisti e blogger, di attivarsi e candidare la propria "donna che salva la terra". Al termine della fase di candidatura, una commissione ha selezionato 10 donne, impegnandosi a diffondere le loro storie attraverso i canali di Slow Food Italia per mostrare con orgoglio il lavoro che ogni giorno realizzano.

Scopri le loro dieci storie grazie a:

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