ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

05/06/2024 | Press release | Distributed by Public on 05/06/2024 11:07

Vietnam: ​scosse economiche​ per sisma politico

La stabilità politica del Vietnam, fattore di grande attrazione per gli investitori stranieri, sembra sgretolarsi. Il sistema governato dal Partito Comunista del Vietnam (PCV) sta attraversando un periodo di instabilità: in meno di due mesi hanno rassegnato le dimissioni il presidente del Paese, Vo Van Thuong- in carica da poco più di un anno - e il presidente dell'Assemblea nazionale vietnamita, Vuong Dinh Hue. Queste uscite di scena non sono episodi isolati, ma vanno collocate nel contesto della dura campagna anticorruzione, guidata dal segretario generale del partito Nguyen Phu Trong, che ha colpito migliaia di funzionari politici a vari livelli, oltre a figure di rilievo nel sistema economico nazionale.

Come conseguenza, l'inasprimento dal 2023 di questa campagna potrebbe avere ripercussioni sull'economia del Paese, portando a un rallentamento dei processi burocratici e alimentando un clima di incertezza che preoccupa gli investitori. La stabilità politica del Vietnam è stata un fattore chiave che ha permesso al Paese di attrarre ingenti investimenti diretti esteri (IDE) e posizionarsi come centro manufatturiero internazionale alternativo alla Cina. Tuttavia, le persistenti criticità nella sfera politica vietnamita potrebbero scoraggiare ulteriori flussi in entrata, favorendo altre economie della regione - come Indonesia e Malesia - che stanno anch'esse cercando di emergere nella corsa alla diversificazione delle catene globali.

"Blazing furnace": una mina politica?

La corruzione costituisce un problema strutturale in Vietnam. Il sistema monopartitico favorisce opacità negli affari pubblici e debolezza dello stato di diritto, in mancanza di organi di opposizione in grado di contrastare il potere del partito. Inoltre, l'interconnessione tra interessi economici e politici, soprattutto nel settore immobiliare, ha permesso alla corruzione politica di infiltrarsi nell'economia nazionale. Il risultato è che nel corso degli anni, numerosi scandali hanno coinvolto membri del PCV, compromettendone la reputazione e minando la fiducia della popolazione.

Il lassismo nell'applicazione dei controlli sui membri del partito è stato corretto dopo la nomina nel 2011 di Nguyen Phu Trong alla guida del PCV. Dal 2013, infatti, Trong ha inaugurato la dura campagna anticorruzione nota come "fornace ardente" (blazing furnace), cresciuta d'intensità e severità a partire dal 2016 con il suo secondo mandato da segretario generale. Trong identifica nella corruzione interna al partito, e di conseguenza allo Stato, la principale minaccia per l'autorità e la sopravvivenza del PCV. Nella sua visione, attraverso questa stretta rigorosa il partito mira a "purificarsi" e a riabilitare la propria immagine. Oltre 200.000 membri sono stati indagati e soggetti a provvedimenti disciplinari nell'ambito della campagna, con funzionari a ogni livello rimossi dai propri incarichi, arrestati o richiamati ufficialmente.

Tuttavia, se la campagna è servita a rafforzare la leadership di Trong, essa è stata anche strumentale ad alcune fazioni per eliminare figure politiche scomode. Per quanto il sistema monopartitico del Vietnam possa sembrare stabile, o addirittura immutabile, in realtà non mancano le lotte politiche tra le diverse anime e correnti interne al partito. Tensioni interne che si infiammano particolarmente con l'avvicinarsi della nomina del nuovo segretario generale del PCV, carica che realmente detiene il potere in Vietnam. Nel 2026, infatti, il partito sarà chiamato a nominare il successore di Trong, alla fine del terzo mandato che lo ha tenuto al potere per 15 anni. La successione - sempre che il leader non sorprenda con un inedito quarto mandato - è ancora incerta e i continui avvicendamenti tra le cariche apicali del Paese rendono teso il clima nel partito. E nemmeno le figure ritenute più vicine a Trong sono immuni dalla campagna anticorruzione, come dimostrano le recenti dimissioni di Thuong e Hue.

Thuong era stato nominato presidente nel marzo 2023, in seguito alle dimissioni del suo predecessore Nguyen Xuan Phuc. Quest'ultimo si era dimesso, assieme a due vice primi ministri e tre ministri, a seguito del coinvolgimento in uno scandalo di corruzione legato alla distribuzione di test COVID e alla gestione dei rimpatri durante la pandemia. All'epoca della sua nomina, Thuong era rispettato nel Paese e nel partito, mostrando aderenza alle posizioni ideologiche e politiche di Trong. Ciò lo aveva fatto apparire come un potenziale successore alla carica di segretario generale. Ma, a poco più di un anno dopo il suo insediamento, Thuong ha presentato le sue dimissioni. Il PCV lo ha infatti ritenuto non in grado di aderire alle regole del partito e responsabile di averne danneggiato la reputazione. Thuong sarebbe stato infatti coinvolto in un caso di corruzione risalente a oltre un decennio fa, durante il suo periodo da governatore locale della provincia del Quang Ngai.

A incrementare l'incertezza che avvolge la politica vietnamita, il 26 aprile Vuong Dinh Hue, presidente dell'Assembla nazionale, si è dimesso dal suo ruolo. Le dimissioni arrivano dopo che l'assistente di Hue è stato arrestato con l'accusa di abuso d'ufficio per tornaconti personali. Come Thuong, anche Hue al momento della sua nomina godeva di ampio supporto all'interno del partito ed era stato indicato come un potenziale successore di Trong alla leadership del partito.

Considerando la velocità con cui stanno cambiando le maggiori cariche del Paese, i cosiddetti "quattro pilastri" (il segretario generale del partito, il presidente, il primo ministro e il presidente dell'Assemblea nazionale) è probabile che l'instabilità politica interna perduri fino al 2026.La lotta politica per la successione pare essere iniziata e nessuno è al sicuro.

Le ripercussioni sull'economia nazionale

Considerando il forte legame tra politica ed economia in Vietnam, dal 2018 il partito ha indagato con maggiore attenzione anche il settore privato, con numerosi proprietari di aziende vietnamite finiti sotto accusa. Ad esempio, ha di recente destato scalpore la pena di morte imputata alla tycoon immobiliare Truong My Lan, colpevole di una frode per il valore di 12,5 miliardi di dollari e di manipolazione finanziaria. Ciò dimostra che l'élite economica nazionale, come quella politica, non è al riparo dalla "fornace ardente" di Trong. Ma anche questo serve anche a incrementare il clima di incertezza nel sistema economico.

In particolare, gli investitori stranieri mostrano preoccupazione per la recente imprevedibilità del sistema politico e delle politiche economiche. La prevedibilità del sistema di governo è un fattore determinante per le decisioni di investimento e il Vietnam ha attirato molti flussi esteri proprio in funzione della sua stabilità interna. Nella crescente competizione geoeconomica tra Washington e Pechino, Hanoi è riuscita a presentarsi come una sede ideale per la ricollocazione delle catene del valore globale. Ma ulteriori segnali di instabilità politica potrebbero influenzare negativamente la fiducia degli investitori e aumentare i rischi associati al Paese. In aggiunta, altri vicini del Sud-Est asiatico che presentano mercati e tessuti industriali parimenti sviluppati, come Indonesia e Malesia, potrebbero approfittare del sisma politico vietnamita per mostrarsi come una meta d'investimenti più sicura nella regione.

Anche l'opinione pubblica nel Paese rimane combattuta sulle implicazioni della campagna anticorruzione. Da un lato, gli sforzi per estirpare la corruzione hanno contribuito a ridurre i costi informali associati all'attività economica in Vietnam. Andando a scardinare alcuni dei legami tra politica e malaffare, secondo i dati della Camera di commercio vietnamita, la campagna anticorruzione ha portato a una diminuzione delle tangenti versate dalle imprese. D'altra parte, i tempi del sistema burocratico e degli organi decisionali si sono allungati per le numerose indagini in corso. Inoltre, i funzionari, temendo di finire nel mirino della "fornace ardente", sono diventati più prudenti nella distribuzione di fondi pubblici e nell'approvazione di contratti e appalti, causando ritardi e potenziali perdite economiche per le imprese.

Tra commercio e IDE: l'importanza della fiducia dall'estero

È comunque presto per valutare in quale misura questa incertezza politica danneggerà il Paese nel lungo termine.Nella sfida per attrarre maggiori investimenti, il Vietnam può ancora contare su una forza lavoro qualificata, costi del lavoro competitivi e un tessuto industriale ben sviluppato. Inoltre, l'impatto negativo dell'avvicendamento di figure politiche chiave rimane limitato finché la leadership collettiva del partito è salda. Questi fattori continuano a fare dell'economia asiatica una meta attraente per gli investimenti esteri - nel solo 2023 il Vietnam ha ricevuto oltre 36 miliardi di dollari in IDE indirizzati in maggior parte al settore manifatturiero. A dimostrazione di ciò, a inizio aprile il CEO di Apple, Tim Cook, durante una vista nel Paese ha affermato il proprio interesse a investire maggiormente, una strategia di diversificazione dalla Cina comune a molte multinazionali americane.

Inoltre, nonostante l'instabilità politica, la performance economica del Vietnam dovrebbe rimanere positiva, punti di criticità permettendo. Il Paese continua a crescere ma a ritmi sotto le aspettative: secondo i dati della Banca mondiale, nel 2023 il PIL ha registrato una crescita del 5% -in calo rispetto all'8% registrato nel 2022 - mentre nel primo trimestre del 2024 questa cifra si è assestata attorno al 5,6%. Alla base dell'espansione ci sono esportazioni, consumi domestici e investimenti interni, che nell'anno passato sono però rallentati. A causa dell'aumento dei prezzi e del calo della domanda globale le esportazioni del Paese si sono contratte; la lievitazione dei consumi è diminuita, passando dall'oltre 7% nel 2022 al 3,5% nel 2023; gli investimenti interni hanno subito una battuta d'arresto anche a causa della crisi del settore immobiliare che ha visto oltre mille imprese ritirarsi dal mercato nel 2023. Tuttavia, nella prima parte del 2024 l'export sembra in ripresa, così come i consumi interni - in crescita del 4,9% rispetto all'anno precedente.

Con gli investimenti interni che continuano a faticare, è quindi importante per la crescita nazionale che i flussi dall'estero rimangano stabili.L'economia vietnamita dipende ancora fortemente dal commercio internazionale e dalla presenza di multinazionali e industrie straniere. Queste hanno un ruolo chiave nello sviluppo e nella crescita del settore manifatturiero domestico. Inoltre, gran parte delle merci esportate sono prodotte da industrie manifatturiere riceventi IDE. Il partito dovrà quindi fare attenzione a salvaguardare l'ecosistema degli investimenti e trovare una stabilità politica che possa rassicurare gli attori economici interni ed esteri.

Sebbene la complessa successione a Trong alla leadership del partito si avvicini e la campagna anticorruzione rimanga all'opera, il PCV dovrà tenere a mente che la performance economica e il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini sono i fattori cardine per rafforzare e legittimare il governo guidato dallo stesso partito.