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04/19/2024 | News release | Distributed by Public on 04/19/2024 01:17

Intervista a Sandro Gozi: «Il bipolarismo sta facendo danni Supermario? Per noi è il nuovo De Gasperi»

L'intervista a Sandro Gozi per «Il Tempo» del 19-04-2024

di Edoardo Sirignano

«Draghi come De Gasperi nel dopoguerra. Macron, alla pari di altri leader, lo apprezza moltissimo, ma siamo contrari a strane alleanze». A dirlo Sandro Gozi, membro del team Europe che guiderà la campagna di Renew alle prossime elezioni.

Condivide il recente appello dell'ex presidente della Bce?

«Dobbiamo decidere se esistere sulla scena globale o scomparire. Per farlo l'Europa deve dotarsi di quella potenza militare, industriale e finanziaria, che oggi non ha. Altro tema basilare la riforma dei trattati e non solo quella delle politiche».

Draghi può essere la soluzione per il dopo von der Leyen?

«Sta facendo bene il lavoro che gli è stato chiesto. Una personalità come Draghi può svolgere qualsiasi ruolo apicale, ma deve essere discusso innanzitutto dai leader dopo le europee. Occorre vedere quali saranno le priorità e quali i nuovi rapporti di forza».

Intorno a Draghi può nascere una maggioranza alternativa?

«L'ultima cosa da fare è mettergli una casacca. Non può essere il candidato di questo o quel gruppo. Come Renew, restiamo impegnati a confermare l'attuale maggioranza».

Cosa ne pensa Macron di questo profilo?

«Non sono il suo portavoce. Draghi, comunque, in Francia, è visto come una grande personalità. Macron quando Draghi era premier aveva un rapporto particolare con lui. Non a caso il Trattato del Quirinale, messo nel freezer da Conte e Salvini, è stato firmato da loro. Mai Francia e Italia sono state tanto vicine. Sarà, comunque, impossibile trovare un leader europeo che non apprezzi l'ex inquilino di Palazzo Chigi. Lo stesso Orban ne apprezza le qualità».

Con un profilo del genere non si potrebbe allargare il campo anche a Meloni?

«Nei 2019 gli alleati polacchi di Meloni parteciparono all'elezione di von der Leyen senza entrare in maggioranza. Lo stesso potrebbe succedere con la nuova presidenza della Commissione. Renew, intanto, è contraria ad alleanze politiche con Ecr. Non si tratta di pregiudizi, ma di due visioni d'Europa diverse».

Tornando all'Italia, è ancora possibile sanare la frattura tra Renzi e Calenda?

«Renzi, Bonino e tutti coloro che hanno inteso collaborare per una lista comune per gli Stati Uniti d'Europa sono da apprezzare. C'è bisogno di aggregare forze che la pensino allo stesso modo. Azione ha commesso un errore. In questa fase, è tardi per ricucire. Nessuno, però, ha mai messo dei veti su Calenda. Semmai il contrario. E i veti li riteniamo sbagliati sia a Roma che a Bruxelles».

Dopo le urne, si potrà pensare a un progetto moderato più ampio?

«Ne sono convinto. Il bipolarismo sta facendo grossi danni all'Italia. C'è la necessità di occupare uno spazio al centro. I punti di convergenza sono tanti, dalla lotta alla burocrazia fino alla transizione ecologica intelligente».

Rispetto a quel Pd, oggi al centro di diversi scandali, vedi caso Bari, si può discutere di alleanze?

«Il giustizialismo è il male dell'Italia. Non si abbatte così l'avversario. Il Pd, però, è un progetto incompiuto, che corre all'indietro. Un partito che dice di essere l'erede del Pci, che mette sulla tessera Berlinguer, non è certamente la casa per riformisti e liberali. Non capisco cosa ci facciano ancora lì. Schlein dovrebbe preferire l'area moderata a chi sfrutta ogni scandalo per metterla alla gogna o rubarle consenso. Non capisco dove arrivi il grado di sopportazione e tolleranza dei riformisti del Pd rispetto al M5S. Le ultime vicende sono una buona ragione per abbandonare Conte e costruire qualcosa al centro».