ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

16/04/2024 | Press release | Distributed by Public on 16/04/2024 09:12

In Myanmar inizia ufficialmente il reclutamento dei civili

In Myanmar il conflitto continua da oltre tre anni. L'ultimo sviluppo nella guerra civile che divampa nel paese è la reintroduzione della leva obbligatoria da parte della giunta militare birmana, State Administration Council (SAC). La People's Military Service Law del 2010 è stata riattivata a febbraio e prevede un minimo di due anni servizio per gli uomini tra i 18 e i 35 anni e le donne tra i 18 e i 27 anni.

La leva è stata reintrodotta per far fronte ad un momento di grande difficoltà per la giunta. Il Tatmadaw, l'esercito centrale al servizio della giunta, sta subendo importanti sconfitte da parte delle organizzazioni etniche armate (Ethnic Armed Organisation, EAO) oltre ad avere problemi di reclutamento. "La sicurezza nazionale è responsabilità di tutti", ha commentato a riguardo il Generale Zaw Min Tun, portavoce della giunta militare; eppure, questo sentimento non sembra essere condiviso dai più. La notizia della chiamata alle armi ha infatti generato polemiche e preoccupazioni diffuse all'interno della popolazione birmana.

Lo stato del conflitto nel paese

Per comprendere le motivazioni che hanno spinto la giunta a reinserire la leva militare, è necessario conoscere lo stato del conflitto nel paese, in corso dal colpo di stato del febbraio 2021. Il Myanmar è straziato da scontri che vedono il governo militare contrapporsi a una moltitudine di gruppi etnici armati, nonché dal National Unity Government (NUG), il governo in esilio composto da membri del governo democraticamente eletto deposto dal colpo di stato. Le Nazioni Unite stimano migliaia di morti e oltre 2.8 milioni di persone sfollate, cifre tragicamente destinate a crescere ulteriormente.

Allo stato attuale, la giunta militare non ha il controllo su gran parte del territorio del Myanmar e da mesi sta subendo numerose sconfitte. L'operazione militare dello scorso ottobre denominata "Operation 1027", avviata dalla Three Brotherhood Alliance - composta dall'Arakan Army, dal Myanmar National Democratic Alliance Army and dal Ta'ang National Liberation Army - nello stato Shan, ha inflitto danni al governo centrale ed esposto le fragilità del Tatmadaw. Con tale operazione i gruppi etnici hanno ripreso il controllo su larga parte del territorio a nord del paese, in particolare nello stato Shan, regione al confine con la Cina. La perdita di controllo sulla regione è un problema per la giunta considerando che questo stato funge da importante snodo commerciale verso la Cina e il resto del continente. Nello stato di Rakhine, sulla costa nord-ovest del Myanmar, l'Arkan Army ha ripreso molte delle città sotto il controllo del governo centrale, creando una situazione di instabilità e incertezza nella regione. Inoltre, l'operazione militare è servita a dare nuovo impeto alle forze anti-giunta nel resto del paese.

Se uno sguardo alla situazione nel nord paese fa pensare ad una imminente disfatta del SAC, la giunta militare sembra ancora riuscire a respingere parte degli attacchi nelle regioni centrali e meridionali. Tuttavia, anche su questo versante del conflitto non mancano le sconfitte significative per il Tatmadaw. Nelle zone centrali, gli attacchi provengono principalmente dalle People's Defence Forces (PDF), le forze armate partner del NUG, mentre nel sud-est il Karen National Union (KNU), uno dei più longevi gruppi etnici armati, rappresenta una minaccia preoccupante. Il KNU, infatti, ha preso controllo della città di Myawaddy, importante centro economico al confine con la Thailandia, costringendo alla resa centinaia di militari. Inoltre, l'attacco di inizio aprile della NUG tramite decine di droni su obiettivi militari nella capitale Naypyidaw ha mostrando come la giunta militare non possa sentirsi al sicuro nemmeno nella città dove ha sede il suo governo.

Le tensioni con la Cina aggiungono ulteriori complicazioni alla già delicata situazione del Myanmar. Dopo gli scontri tra la Three Brotherhood Alliance e la giunta militare, che hanno coinvolto anche il bombardamento di zone oltre il confine a fine dello scorso anno, Pechino, preoccupata per la situazione, ha cercato di intervenire per proteggere i propri interessi strategici nella regione. La Cina è profondamente insoddisfatta dell'incapacità mostrata dalla giunta militare nel gestire il conflitto. Il paese ha quindi cercato di agire come mediatore per una tregua nello Shan, ma purtroppo questa tregua è stata di breve durata, con le parti che hanno continuato le ostilità .

Il reinserimento della leva e le sue conseguenze

Secondo le stime del governo birmano, l'esercito ha un bacino a cui attingere di circa 14 milioni di cittadini birmani in età di leva. La giunta ha però annunciato che ogni mese verranno reclutate 5.000 nuove reclute tra la popolazione civile per un totale di 60.000 all'anno e che, per ora, le donne non saranno coinvolte. Ufficialmente, questo primo contingente dovrebbe essere composto solo da volontari che hanno ricevuto le lettere di chiamata alle armi. Tuttavia, ci sono segnalazioni da parte dello Special Rapporteur per i diritti umani in Myanmar che riportano numerosi casi degli ultimi mesi in cui giovani birmani sono stati reclutati forzatamente dalle milizie e inviati al fronte.

Le conseguenze sociali ed economiche della leva obbligatoria sono già evidenti. Questo meccanismo di reclutamento forzato della popolazione civile ha spinto molti a nascondersi nelle zone più isolate del paese, a cercare rifugio all'estero o a unirsi alle forze anti-giunta,rischiando di essere condannati dai 3 ai 5 anni di carcere per diserzione. L'annuncio del reintegro della leva ha suscitato un senso di panico e smarrimento tra molti giovani. Le ambasciate e gli uffici che rilasciano passaporti hanno ricevuto migliaia di visite e richieste per ottenere il visto per i paesi vicini - ad uno di questi centri la calca è stata tale da procurare la morte per schiacciamento di due donne.

La fuga all'estero della popolazione in età di leva ha implicazioni anche per l'economia birmana, poiché priva il paese di una parte significativa della sua forza lavoro - un problema che potrebbe persistere anche in un ipotetico periodo di pace futuro. Sul fronte internazionale, questi flussi migratori in corso dal febbraio 2021 e potenzialmente in aumento con l'introduzione della leva obbligatoria, potrebbero causare tensioni con i paesi confinanti. A questo riguardo, l'India ha minacciato di interrompere la politica di esenzione dal visto con il Myanmar per i cittadini di confine e ha iniziato a deportare i rifugiati birmani fuggiti dal conflitto.

Inoltre, l'imposizione della leva potrebbe compromettere il morale e la coesione delle forze armate del Tatmadaw. I giovani appena arruolati potrebbero mancare della preparazione necessaria per affrontare un conflitto così logisticamente complesso, rischiando di diventare un onere per le operazioni militari o addirittura di perdere la vita in breve tempo. Inoltre, il morale delle truppe potrebbe essere compromesso se le nuove reclute, forzatamente arruolate, fossero obbligate a servire uno stato che non riconoscono o nel quale non credono. Una persona arruolata controvoglia potrebbe essere più suscettibili alla corruzione da parte delle forze anti-giunta e potrebbe diventare una minaccia interna per l'esercito.

In questo clima di confusione e in assenza di una chiara guida politica trovano terreno fertile le associazioni criminali nazionali e internazionali. Il paese rimane teatro di violazioni dei diritti umani e abusi ai danni di civili perpetrati da esercito e forze paramilitari. Con l'introduzione della leva obbligatoria ci si aspettano ulteriori disordini e un alto numero di disertori pronti a nascondersi o a fuggire, accrescendo il disordine nel paese.