Comune di Borgarello

04/22/2024 | News release | Archived content

25 Aprile - Festa della Liberazione

"Celebriamo la massima ricorrenza civile della nostra Repubblica in un clima di tensione generale che esaspera, di riserva ambigua e di renitenza obliqua che lascia attoniti, di partecipazione riluttante che offende la Memoria e calpesta la Costituzione su cui la nostra identità nazionale libera, egualitaria e democratica si fonda. La competizione delle idee è fondamentale per ogni società aperta e plurale; il soffocamento del pensiero, delle voci, della parola scritta non può invece che nuocere al progresso di un Paese e alla sua cultura. Il 25 Aprile appartiene a tutti, è un obbligo pubblico di coscienza, oltre che incoraggiamento alla concordia; in questo giorno intitolato alla Libertà, la nostra Repubblica una e indivisibile celebra le sue radici. L'unico colore che deve connotare questa ricorrenza è il Tricolore che oggi indossiamo e che sventola fiero dalle nostre finestre, mentre onoriamo quanti hanno perso la vita in nome dei valori di fratellanza, di speranza e mutuo soccorso restituendo indipendenza, riscatto nazionale, dignità ad un Paese che si è ribellato per ricostruire sulle macerie materiali e morali della dittatura fascista una nuova comunità libera e solidale. Le Costituzioni nascono in momenti straordinari della vita di una nazione; la nostra fu anticipata dalla Resistenza, che con il contributo di culture composite, forze sociali e politiche diverse diede la spinta a compiere scelte definitive per l'unità e la stabilità del sistema democratico. Perché in questo giorno siamo chiamati a celebrare proprio la Resistenza? E perché non si rende pari omaggio anche ai moti carbonari o alla terza guerra punica? - ci chiedono i costituzionalisti con piglio apparentemente provocatorio. Perché il 25 Aprile ci parla del Presente e il Presente è quel patrimonio di valori incisi nella Carta Costituzionale, ossia nel patto che lega tutti gli italiani attraverso la tutela dei Diritti e il rispetto dei Doveri, primo tra i quali quello di attuare ogni giorno con il nostro codice di condotta civile quei principi in essa espressi. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le possibilità individuali e la propria libera scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Oggi onorano la Resistenza - e l'Italia che ne è nata - quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la cittadinanza, coloro che non si risparmiano per garantire la salute pubblica, chi con il proprio lavoro e spirito di iniziativa rende competitiva e solida l'economia nazionale, quanti non si sottraggono ma concorrono alla spesa pubblica secondo la propria capacità contributiva, il popolo del volontariato che impegna parte del proprio tempo per aiutare chi ha più bisogno, i giovani che mostrano inclinazione al consumo critico e si impegnano pacificamente per la difesa dell'ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici. Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al dovere di "resistenti civili" - pensando al futuro delle nuove generazioni - rendono onore alla Festa della Liberazione. Le radici della nostra democrazia non possono essere messe in dubbio, non è possibile tacere davanti a certe condotte nostalgiche di riscrittura della Storia. Il Presidente della Repubblica Mattarella, custode supremo del nostro ordinamento giuridico e sempre più costretto ad un ruolo di supplenza nei confronti di prese di posizione nette spesso non pervenute da chi incarna le istituzioni, ci richiama al rigoroso esercizio della Verità Storica come giusto antidoto contro quel limbo di ignoranza, complicità, amnesie e rimozioni che incatenano la gente alle proprie paure e gettano tetre ombre sul presente e sul futuro. Siamo nei suoi discorsi alla Nazione esortati a costruire e mantenere la Memoria come monito perenne contro odio, pregiudizio, estremismo, volontà di potenza e il vero pericolo dell'indifferenza, disvalori sempre più in agguato; il messaggio del Quirinale è un invito chiaro alla resa dei conti con il passato più cupo del fascismo che riemerge dalle sue stesse ceneri purtroppo in un clima che è l'opposto dello spirito della Liberazione. E i destinatari di questo monito sono soprattutto i nuovi nati che ritengono sbrigativamente quella stagione e quella tradizione ormai sorpassate e concluse. La Memoria collettiva invece si rafforza e consolida se riprendiamo a studiare la Storia, le persone e i luoghi per evitare gli errori e gli orrori del passato e per decifrare le cronache del presente; non bastano le iniziative commemorative che ci vedono riuniti ogni anno in ascolto con disposizione contrita davanti a queste corone, dobbiamo invece investire in politiche culturali strutturali per favorire la conoscenza, creare stimoli e infondere interesse per il sapere, accrescere la qualità dell'insegnamento nelle nostre scuole. Da quella buia stagione che il fascismo ha rappresentato per la nostra Italia abbiamo ereditato gli istinti più beceri alla violenza, l'individualismo cieco e la mancanza di reciprocità: respingiamo chi chiede aiuto, massacriamo chi ci cura, chi ci istruisce con dedizione, chi va rieducato nelle carceri tramite percorsi di giustizia riparativa e non invece lasciato marcire nella solitudine, nella disperazione senza riscatto o istigato irrimediabilmente al suicidio. Dobbiamo essere uniti in una voce corale nel condannare gli atti di forza, dire apertamente NO a certi compromessi ed equilibrismi. Prendere "parte" è una scelta che dobbiamo soprattutto a noi stessi, in particolare se rappresentiamo le istituzioni, quindi siamo chiamati al compito di garanti di uno Stato civile e di diritto. L'esortazione proveniente da più settori della società civile alla pacificazione sociale non si basi sulla semplicistica cancellazione delle responsabilità civili, che rischia di tramutarsi in equiparazione, che attenua le colpe e spalma le cicatrici in modo indistinto. Se siamo giunti fin qui è grazie al sacrificio di chi ha scelto da che parte stare della Storia e di affrancarsi dall'oppressione, resistendo alla violenza, alle discriminazioni, al terrore dello sterminio, alle sofferenze e alla devastazione della guerra con un "patto giurato tra uomini liberi decisi al riscatto". Questo vuol dire comprendere, vivere, perpetuare la Resistenza, trasmetterne l'essenza e il più profondo significato ai nostri figli. Se caliamo il concetto di Libertà nel contesto delle istituzioni odierne, Libertà è anche e primariamente rispetto dei ruoli e degli ambiti di azione: veniamo meno a questo impegno di cittadini e di autorità civili, religiose e morali quando tolleriamo l'inerzia verso i negoziati di pace, cediamo alla corruzione o perseveriamo con l'ingerenza incontrastata della politica nell'informazione, nella sanità, nell'istruzione e nell'economia, nel governo degli enti pubblici, delle sigle o delle associazioni di settore, nelle politiche ambientali, di asilo e di accoglienza; come quando pilotiamo la gestione dei finanziamenti alla ricerca scientifica e le nomine di organismi indipendenti come magistratura e università, interferiamo nella scelta dei direttivi dei musei nazionali, degli istituti di previdenza o nelle commissioni giudicanti di concorsi e appalti, per favorire gli interessi privati, l'agio di una parte minoritaria della società ma influente in termini di consenso, a svantaggio della collettività e mettendo a rischio l'incolumità dei nostri cittadini; quando operiamo senza sforzarci di assicurare una equa distribuzione della ricchezza o non contrastiamo l'evasione, non denunciamo infiltrazioni o spingiamo per una autonomia territoriale spregiudicata, che svantaggia aree socialmente ed economicamente più depresse della nazione. Questa condotta perseverante costituisce un fattore di pressione insana e di distorsione tossica degli equilibri di una società civile e democratica. Alla memoria delle vittime di ieri, alla sofferenza di quelle di oggi, che cadono con le loro fragilità sotto i colpi della nostra indifferenza e dei nostri atti di irresponsabilità quotidiana, la nostra Repubblica in questo giorno si inchina". L'Amministrazione comunale

La cittadinanza è invitata a partecipare alla cerimonia che avrà inizio alle ore 10 presso piazza don Marzani e a esporre il Tricolore.