05/08/2024 | News release | Distributed by Public on 05/08/2024 01:11
Per il 9° anno consecutivo, in vista della Festa della Mamma, pubblichiamo oggi il rapporto "Le Equilibriste - La maternità in Italia 2024", che traccia un bilancio delle infinite sfide che le donne in Italia devono affrontare quando scelgono di diventare mamme.
Ripercussioni sul lavoro a causa dello sbilanciamento tra carichi di cura e vita professionale, i sistemi di sostegno alla genitorialità nel nostro e in altri Paesi europei, le difficoltà di accesso al mondo del lavoro solo perché "mamme" e il divario tra le regioni più o meno "mother friendly" nella classifica elaborata in esclusiva dall'ISTAT, sono questi i principali argomenti, più che mai attuali, contenuti nel rapporto 2024 di "Le Equilibriste".
Guarda il video con le testimonianze di Francesca, Valentina, Miriam, Donatella e Valentina, anche loro "Mamme Equilibriste":
In Italia, la discussione sulla crisi delle nascite è molto diffusa, ma spesso vengono trascurate le condizioni di vita delle mamme di oggi, che svolgono la maggior parte del lavoro di cura. Chiamiamo le mamme di oggi vere "equilibriste", alla continua ricerca di conciliare tutte le responsabilità.
In occasione della Festa della Mamma, anche quest'anno il Rapporto "Le Equilibriste" segnala le penalizzazioni delle madri nel mercato del lavoro e gli squilibri di genere che ancora attraversano il nostro Paese. Leggi il rapporto:
Le donne in Italia hanno una presenza diversa rispetto agli uomini nel mercato del lavoro. Con la maternità questa differenza si accentua.
In un mercato del lavoro che risente ancora un gap di genere fortissimo, c'è sicuramente un elemento che non può sfuggire all'attenzione: se il rinvio della maternità e la bassa fecondità sono frutto di numerose concause, i dati rivelano che più aumenta la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, più aumenta il tasso di fecondità.
Come riportano i dati del Rapporto "Le Equilibriste - La maternità in Italia 2024", in Italia il tasso di occupazione femminile, per l'età 15-64 anni, è stato del 52,5% nel 2023, un valore più basso della media dell'Unione Europea che si attesta al 65,8%. Per le donne, il tema del bilanciamento tra lavoro e famiglia rimane critico per chi nella propria famiglia svolge un lavoro di cura non retribuito. Il gender gap tra il tasso di occupazione degli uomini e delle donne in Italia, nello stesso anno, era di 17,9 punti percentuali, ben più marcata rispetto alle differenze osservate a livello EU27 (9,4 punti percentuali) e seconda, di pochissimo, solo alla Grecia, dove la differenza è di 18 punti percentuali.
Una spia delle difficoltà che le madri affrontano nel conciliare impegni lavorativi e familiari, viene mostrata dal numero di donne occupate di età compresa tra i 25 e i 54 anni:
Dai dati del rapporto "Le Equilibriste" emerge inoltre che in Italia, mentre il lavoro a tempo pieno è più comune tra gli uomini rispetto alle donne, accade l'opposto per il lavoro part-time:
La nascita di un figlio influisce sulla disparità di genere nel mondo del lavoro, come mostrano i dati delle dimissioni volontarie post genitorialità : a dimettersi sono principalmente le madri, al primo figlio ed entro il suo primo anno di vita.
Nel corso del 2022, infatti, sono state effettuate complessivamente 61.391 convalide di dimissioni volontarieper genitori con figli in età 0-3 in tutta Italia, in crescita del 17,1% rispetto all'anno precedente. La percentuale che riguarda le donne è del 72,8% del totale, pari a 44.699. Mentre il 27,2% riguarda uomini, pari a 16.692.
I motivi per aver dato le dimissioni, tra uomini e donne, sono differenti:
Per le donne, infatti, il motivo principale è la difficoltà nel conciliare lavoro e cura del bambino/a: il 41,7% ha attribuito questa difficoltà alla mancanza di servizi di assistenza, mentre il 21,9% per problemi di organizzazione del lavoro. Complessivamente, gli impegni legati alla cura rappresentano il 63,6% di tutti i motivi di convalida delle dimissioni fornite dalle lavoratrici madri.
Per gli uomini, invece, il motivo principale è di natura professionale: il 78,9% ha dichiarato che la fine del rapporto di lavoro è stata dovuta a un cambio di azienda e solo il 7,1% ha riportato esigenze di cura dei figli.
Sono diversi i Paesi ad aver attuato riforme significative nelle loro politiche a sostegno delle famiglie, impegnandosi nelle sfide della denatalità e dell'invecchiamento della popolazione. Dal 2019, infatti, più del 60% dei governi a livello globale (124 su 197) ha adottato politiche volte a influenzare il tasso di fecondità, mentre altri 19 governi hanno mirato a mantenere il livello della fecondità. Invece, un numero crescente di Paesi, circa 55, sta adottando misure pro-nataliste.
Nel nostro rapporto, abbiamo analizzano in particolare 4 Paesi Europei: Francia, Finlandia, Germania e Repubblica Ceca.
Nel frattempo, l'Italia registrava tassi di fecondità costantemente sotto 1.5 con una flessione iniziata nel 2007 e mai interrottasi.
"Occorre intervenire in modo integrato su più livelli. Oggi la nascita di un bambino rappresenta nel nostro Paese uno dei principali fattori di impoverimento. Bisogna sanzionare ogni forma di discriminazione legata alla maternità, rendere obbligatorio il family audit e promuovere l'applicazione piena della legge sulla parità di retribuzione. Occorre, inoltre, assicurare ai nuovi nati l'accesso ai servizi educativi per la prima infanzia così come alle cure pediatriche. Gli esempi europei ci sottolineano come, affinché le riforme abbiano un effetto positivo sul benessere delle famiglie, e quindi indirettamente anche sulla fecondità esse debbano essere stabili. Le frequenti riforme e inversioni delle politiche familiari le rendono imprevedibili, poco affidabili e confuse, con un impatto potenzialmente negativo sulle famiglie e sulle donne in particolare." ha affermato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.
Come ogni anno, il rapporto "Le Equilibriste - La maternità in Italia 2024"include anche l'Indice delle Madri, elaborato in collaborazione dall'ISTAT, una classifica delle Regioni italiane dove per le mamme è più facile vivere.
Anche quest'anno, l'Indice indica la Provincia Autonoma di Bolzano a guidare i territori "mother friendly", seguita da Emilia-Romagna e Toscana. Nonostante rispetto all'anno precedente, la situazione italiana è migliorata sia in modo assoluto che per gap territoriale, le regioni del Mezzogiorno continuano a posizionarsi tutte al di sotto del valore di riferimento italiano: fanalino di coda risulta la Basilicata, preceduta in fondo alla classifica, da Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Sono queste le regioni che più di altre, scontano i mancati investimenti sul territorio, traducendosi in una carenza strutturale di servizi e lavoro.
L'analisi si è basta su 7 dimensioni: Demografia, Lavoro, Rappresentanza, Salute, Servizi, Soddisfazione soggettiva e Violenza, per un totale di 14 indicatori da diverse fonti del sistema statistico nazionale.
Ecco le 7 dimensioni dell'Indice delle madri, regione per regione:
Tra le buone notizie notiamo che nel 2023, i divari territoriali in Italia si sono ridotti rispetto all'anno precedente, con una diminuzione della distanza tra la Basilicata, all'ultimo posto, e la Provincia autonoma di Bolzano, al primo posto, di 7 punti. In generale, in Italia vi è maggiore consapevolezza sull'importanza del supporto alla genitorialità dopo anni di dibattito pubblico.
"In questa direzione va anche il recente provvedimento che finanzia circa 25mila posti nella rete dei servizi educativi all'infanzia, anche se non siamo ancora agli obiettivi fissati inizialmente dal PNRR. Non bisogna abbassare il livello dell'attenzione, anche perché rispetto alla condizione delle mamme permangono forti disparità soprattutto tra il Sud e il Nord del Paese" ha dichiarato Antonella Inverno, Responsabile Ricerca e Analisi Dati di Save the Children Italia.
Attraverso i nostri programmi dedicati all'area della prima infanzia e rivolti ai bambini e alle bambine tra 0 e 6 anni, realizzati in partenariato con organizzazioni territoriali competenti e qualificate, agisce, fin dalla gravidanza, per sostenere le situazioni più critiche e per tutelare i diritti delle bambine e dei bambini e promuovere il loro benessere.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa.