Altroconsumo - Associazione Indipendente di Consumatori

05/08/2024 | News release | Distributed by Public on 05/08/2024 05:27

Consiglio di Stato: illegittima la proroga del Governo alle concessioni balneari. Subito nuovi bandi

Bisogna dare "immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale"; con queste parole, anche una recente sentenza del Consiglio di Stato ha ribadito quello che la Comunità Europea ci chiede da tempo, ovvero di riorganizzare attraverso nuovi bandi di gara il rilascio dei permessi per sfruttare economicamente le coste Italiane.

Il Consiglio di Stato: subito nuovi bandi

La sentenza, decisa il 12 marzo scorso dalla VII sezione del Consiglio di Stato, è arrivata a seguito del ricorso di un proprietario di uno stabilimento balneare di Moneglia che si era opposto allo stop alla concessione previsto per fine 2023. Dando torto al titolare dello stabilimento balneare ligure, il massimo organo chiamato a esprimersi in questioni amministrative ha di fatto sancito anche che la proroga dello status quo (ovvero la validità delle vecchie concessioni) fino al dicembre 2024 stabilita dal Governo con il decreto Milleproroghe dello scorso anno, è di fatto illecita.

Milleproroghe: illegittima la proroga al 2024

A febbraio 2023, con l'approvazione del decreto Milleproroghe, il Governo aveva dato la possibilità ai Comuni di estendere le concessioni balneari attualmente in vigore fino al 2024 (e in alcuni casi anche fino al 2025 per tutti quei Comuni che non saranno in grado di preparare i bandi per tempo) senza alcun bando di assegnazione; una decisione in contrasto con la direttiva europea che da anni chiede all'Italia una liberalizzazione del settore. La recente sentenza del Consiglio di Stato ha decretato che l'ultima data valida come proroga delle concessioni balneari rimane quella del 31 dicembre 2023, mentre ha considerato illegittime tutte le successive proroghe (compresa quindi quella del Milleproroghe). Per questo motivo ha disposto di dare "immediatamente corso alla procedura di gara".

Spiagge italiane: un bene "scarso"

La sentenza del Consiglio di Stato, smentisce anche le conclusioni a cui è arrivato il Governo dopo la "mappatura" delle spiagge italiane avvenuta nell'ottobre scorso. Palazzo Chigi ritiene che i lidi italiani non siano una risorsa rara: secondo l'esecutivo, solo il 33% delle spiagge italiane è dato in concessione. La realtà è però diversa: l'Italia ha circa 8.300 km di costa e 12.166 concessioni per stabilimenti balneari privati. Il Consiglio di Stato, nella sua sentenza, parla proprio delle spiagge del Belpaese come di una risorsa "scarsa" e proprio per questo invita ad attivarsi "immediatamente" per mettere a piano nuovi bandi per le concessioni balneari.

Una riforma che ci chiede da anni l'Europa

Il rilascio dei permessi ai privati per sfruttare economicamente le coste (che, lo ricordiamo, sono un bene pubblico) è un punto di attenzione anche per l'Europa. La Ue è da tempo che ci avverte, perché il nostro Paese non è in linea con i principi di concorrenza espressi dalla direttiva Bolkenstein. In Italia "l'uso di concessioni pubbliche per i beni pubblici, come le spiagge, non è stato ottimale" e "ciò implica una significativa perdita di entrate visto che queste concessioni sono state rinnovate automaticamente per lunghi periodi e a tassi molto al di sotto dei valori di mercato". Questo è quanto ha sottolineato la Commissione europea nel Country Report sull'Italia già nel 2022. Ma la riforma si è arenata più volte per l'opposizione di alcune parti politiche che sostengono che servano più tempo e più soldi per cambiare il regime delle spiagge italiane.

Nel 2020 è stata aperta una procedura di infrazione da parte di Bruxelles e anche la Corte di Giustizia europea nel 2023 ha espressamente detto che "le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. I giudici nazionali e le autorità amministrative sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell'Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse". Da tempo, quindi, il nostro Paese rischia grosso: se l'Italia risultasse inadempiente nell'applicazione della direttiva europea (la 2006/123/CE sui servizi nel mercato europeo comune) potrebbe venir deferita, e rischiare una multa salata.

Intanto a pagare sono i consumatori

Una situazione che, con le concessioni che restano in mano agli stessi operatori, si ripercuote sul prezzo di lettini e ombrelloni che i consumatori sono costretti a pagare per godere delle spiagge del demanio pubblico. Nella nostra inchiesta 2023 sui costi degli stabilimenti balneari, abbiamo denunciato l'ennesimo rialzo dei prezzi, in un settore dove da anni non c'è concorrenza e gli operatori che offrono il servizio sono sempre gli stessi. Confrontandole tariffe con quelle degli anni precedenti abbiamo constatato che i prezzi sono in costante rialzo e dove, in alcune località, possono possono arrivare anche a 1.200 euro per un mese di vacanza.

Ecco perché diventa importante fare presto, riformando quanto prima (come ci chiede anche l'Europa) il settore degli stabilimenti balneari e le relative concessioni. Firma la nostra petizione per chiedere al Governo di varare al più presto una riforma del settore per avere spiagge aperte anche a nuovi soggetti e prezzi alla portata di tutti.

Firma ora la petizione