Regione Friuli Venezia Giulia

05/23/2024 | Press release | Distributed by Public on 05/23/2024 04:57

Salute: Regione, in Asfo mancano 22 infermieri non duecento

Sfida di sistema è rendere la professione nuovamente attrattiva

Pordenone, 23 mag - Nell'Azienda sanitaria Friuli Occidentale mancano attualmente 33 infermieri che a breve diventeranno 22 e non 200 come taluno ha voluto sostenere e la situazione è sotto controllo anche grazie al ricorso a una serie di figure professionali i cui ambiti erano impropriamente ricoperti da infermieri.

È quanto è stato rilevato a Pordenone dall'assessore regionale alla Salute nel corso del convegno annuale organizzato dal locale Ordine delle professioni infermieristiche dal titolo "Professioni sanitarie: tempo di progettazione".

In Asfo gli infermieri sono passati dai 1.349 del 2017 ai 1.322 di oggi, mentre è cresciuto il numero delle assistenti sanitarie (da 56 a 64), delle ostetriche (da 53 a 87), dei tecnici della riabilitazione psichiatrica (da 1 a 12), degli Oss (da 592 a 694) e degli assistenti sociali (da 17 a 22). Complessivamente il personale delle competenze sanitarie Asfo è salito, dal 2017 a oggi, dalle 2.068 alle 2.201 unità.

Con uno sforzo complessivo e in una sfida culturale che coinvolge tutte le componenti, il compito odierno - è stato osservato dall'assessore dal palco della Fiera di Pordenone - è quello di rendere nuovamente attrattiva la professione infermieristica, che deve cedere pezzi di attività ad altre componenti più facilmente formabili e accrescere invece le sue competenze verso l'alto, nella direzione medica, tenendo conto di un contesto generale il cui il sistema sanitario è forte nel trattamento delle acuzie e più debole invece nell'affrontare il post acuzie. Occorre, è stato osservato dall'esponente dell'Esecutivo, riallineare le professionalità a un sistema che cambia e che tra vent'anni, secondo le proiezioni, dovrà fare i conti in Friuli Venezia Giulia con 100mila abitanti in meno, 9mila diciottenni in meno e 1 cittadino su 2 ultrasessantacinquenne.

Di pari passo allo spostamento delle risorse dalla sanità ospedaliera a quella territoriale, come è stato evidenziato dall'assessore, è necessario giungere a percorsi professionali più oggettivi e far sì che in prospettiva le risorse aggiuntive garantite dalla Regione non rappresentino più un'integrazione stipendiale, ma siano destinate a premiare chi lavora meglio secondo risultati misurabili.

A giudizio dell'assessore, in questa traiettoria di sviluppo l'ostacolo peggiore è costituito da coloro che cercano il consenso spicciolo, speculando sui temi sensibili della salute: la Regione, per parte sua, tra gli umori della piazza e dei suoi agitatori e i pareri fondati e ragionati delle professioni sanitarie, continuerà a seguire questi ultimi. ARC/PPH/al