ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

02/07/2025 | Press release | Distributed by Public on 02/07/2025 11:21

USA: Trump e Musk in guerra contro Washington

È uno scontro senza esclusione di colpi quello tra Donald Trump e la Corte Penale Internazionale (CPI), che il presidente Usa ha sanzionato per "azioni illegittime e infondate" contro gli Stati Uniti e Israele. L'ordine esecutivo nei confronti dell'organismo conferisce al presidente il potere di congelare beni e negare l'ingresso negli Usa agli esponenti della CPI ritenuti coinvolti in iniziative contro cittadini statunitensi o di paesi alleati. L'ordine firmato da Trump accusa i giudici dell'Aia di aver intrapreso "azioni illegittime e infondate contro l'America e il nostro stretto alleato Israele" e di aver abusato del suo potere emettendo "mandati di arresto infondati" contro Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, sospettati di presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità a Gaza. "La CPI non ha giurisdizione sugli Stati Uniti o su Israele" afferma l'ordinanza, aggiungendo che la corte ha creato un "precedente pericoloso" con le sue azioni contro entrambi i paesi, nessuno dei quali è firmatario dello Statuto di Roma. Poche ore dopo la corte ha condannato la decisione che, ha detto, "è volta a danneggiare il lavoro giudiziario indipendente e imparziale" e si è impegnata a continuare i suoi sforzi per "fornire giustizia e speranza a milioni di vittime innocenti di atrocità in tutto il mondo".

Cpi: di nuovo nel mirino?

Non è la prima volta che Trump attacca la CPI. Nel 2020, durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, aveva imposto divieti di viaggio e il congelamento dei beni all'ex procuratrice della corte, Fatou Bensouda, in seguito alle sue inchieste sui crimini di guerra in Afghanistan e nei territori palestinesi occupati. All'epoca, Bensouda stava conducendo un'indagine preliminare sulle accuse di crimini commessi dai soldati Usa in Afghanistan e dalle forze armate israeliane e da Hamas in Cisgiordania e a Gaza. L'ordinanza firmata oggi da Trump suggerisce che, al pari di quanto fatto cinque anni fa, nei prossimi giorni gli Stati Uniti prenderanno di mira specifici esponenti della corte, anche se al momento non è chiaro chi. La mossa di Trump arriva pochi giorni dopo il suo incontro con Netanyahu, primo capo di governo straniero accolto alla Casa Bianca, che plaude alla sua mossa. "Grazie, Presidente Trump, per il tuo audace ordine esecutivo sulla CPI - ha scritto il premier su X - Difenderà l'America e Israele dalla corrotta corte antiamericana e antisemita che non ha giurisdizione o base legale per impegnarsi in azioni contro di noi". Di parere opposto Charlie Hogle, avvocato dell'American Civil Liberties Union secondo cui "l'ordine esecutivo del presidente Trump renderà più difficile trovare giustizia per le vittime di violazioni dei diritti umani che si rivolgono alla corte penale internazionale quando non hanno nessun altro posto dove andare".

UsAid: un favore a Pechino?

Quella sulla Corte non è l'unica decisione controversa che Trump ha adottato questa settimana in ambito di politica estera. Nei giorni scorsi a fare notizia, non solo negli Usa, è stato infatti il commissariamento dell'agenzia UsAid e il congelamento di tutti gli aiuti allo sviluppo che questa gestisce nel mondo. Si parla della più grande macchina di aiuti al mondo, che gestisce più del 60% dell'assistenza stanziata dagli Stati Uniti, pari a circa 72 miliardi di dollari solo nel 2023 per interventi in settori diversi, dalla salute delle donne nelle zone di conflitto, all'accesso all'acqua pulita e i trattamenti contro Hiv/Aids, e ancora per la sicurezza energetica e le attività di sminamento. L'organismo, di cui il segretario di stato Marco Rubio ha assunto la direzione ad interim e i cui dipendenti sono stati messi in congedo forzato, dovrà essere riallineato alle priorità dell'agenda di governo, improntata alla politica dell'America First. Intanto, i loghi e le foto dell'Usaid sono stati rimossi dai muri dell'edificio, il suo sito web e gli account social oscurati, sostituiti con una versione ridotta sul sito del Dipartimento di Stato. Analisti ed esperti concordano sul fatto che, oltre alle ricadute disastrose su progetti di sviluppo, contrasto alla fame e alle malattie a livello globale, la decisone avrà come conseguenza quella di avvantaggiare la Cina nella sua proiezione a livello internazionale.

Una guerra al governo federale?

Quella che qualcuno ha definito "l'apocalisse dello Usaid" è forse la più riuscita delle offensive finora lanciate da Elon Musk, incaricato da Trump di guidare il nuovo Dipartimento per l'efficienza governativa (Doge), che dovrà tagliare le spese federali e promuovere una radicale deregulation della burocrazia americana. "Per quanto riguarda la questione Usaid, ne ho parlato in dettaglio con il presidente e lui ha convenuto che dovremmo chiuderla" ha dichiarato Musk, che ha accusato l'agenzia di essere "gestita da un gruppo di pazzi estremisti radicali di sinistra". Nel frattempo, il patron di Tesla si sta infiltrando in tutti i gangli vitali dell'amministrazione, spingendo i dipendenti pubblici ad autosospendersi o a dimettersi. Interi dipartimenti sono stati chiusi. I finanziamenti federali agli stati e alle organizzazioni non profit sono stati temporaneamente congelati e le informazioni più sensibili del Dipartimento del Tesoro sono state aperte al team 'DOGE' esponendo i dati di milioni di americani ad una violazione senza precedenti della privacy e delle normative. "Non credo che nessuno si aspettasse che la situazione potesse degenerare così rapidamente" osserva Justin Chen, che rappresenta i dipendenti dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente del Texas. "Sembra che ci sia un miliardario non eletto, per il quale nessuno di noi ha votato, che in questo momento gestisce il governo federale, e che sembra violare sia la legge che la Costituzione". In diversi stati i legislatori hanno intentato cause contro le decisioni del governo federale e lo scontro si sta già spostando nelle aule dei tribunali, prossimo teatro della battaglia contro lo smantellamento dello Stato federale dal suo interno.

Il commento

Di Gianluca Pastori, ISPI Associate Research Fellow

"L'attacco di Donald Trump alla Corte penale internazionale è solo l'ultimo, in ordine di tempo, contro le logiche e gli istituti di un multilateralismo che all'amministrazione statunitense sembra andare sempre più stretto. Parallelamente, il presidente e i suoi collaboratori si sono impegnati in un'attiva opera di ridimensionamento della macchina federale - sia in termini di personale (di cui è incentivato l'esodo), sia di competenze - e di smantellamento della legislazione esistente in un'ampia serie di settori sensibili. Anche se attesa, la nuova politica dalla Casa Bianca sembra procedere con un passo inaspettatamente rapido, sostenuta dal massiccio ricorso allo strumento dell'executive order. L'opposizione proviene da diversi fronti, fra cui gli Stati e il sistema delle corti, davanti alle quali numerosi atti sono stati già impugnati. Nonostante l'operare di queste controforze resta, comunque, l'interrogativo su dove potrà condurre la via cesaristica che la presidenza sembra avere imboccato. È un interrogativo cui è forse presto cercare di dare risposta. In ogni caso, esso pare confermare i dubbi che circolano sullo stato di salute della democrazia americana e il timore che, sul lungo periodo, le scelte dell'amministrazione finiscano soprattutto per appannare la già opaca immagine degli Stati Unti sulla scena internazionale".

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