ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

04/18/2024 | Press release | Distributed by Public on 04/18/2024 04:45

Egitto: sul filo del rasoio

Confermato per la terza volta alla guida del paese, il presidente Abdel Fattah al-Sisi si trova ad affrontare una situazione economica critica aggravata dall'attuale conflitto tra Israele e Hamas, le cui ripercussioni su vari fronti pesano sulla tenuta generale del regime. Il turismo, le esportazioni di gas e le entrate del Canale di Suez sono settori in sofferenza che rischiano di crollare davanti alla crisi di Gaza e alle crescenti tensioni nel Mar Rosso. Mentre l'Egitto tenta una mediazione difficile tra le due controparti in guerra, ulteriori aiuti economici arrivano in soccorso dagli istituti internazionali (Fondo monetario internazionale e Banca mondiale), insieme al sostegno finanziario dell'Unione europea (UE) che deve evitare il collasso del "gigante dai piedi di argilla".

Quadro interno

Dopo essersi assicurato un ulteriore mandato alla guida dell'Egitto nelle elezioni tenutesi alla fine del 2023 (vincendo con l'89,6% dei voti), il presidente al-Sisi deve adesso affrontare la crisi economica più grave dalla rivolta del 2011. Gli indicatori macroeconomici non sono incoraggianti: oltre a un crescente debito pubblico, che ora supera il 90% del Pil, continua la fuga di capitali e si prevede un ulteriore deprezzamento della valuta rispetto al dollaro (oltre il 70% del suo valore dall'inizio del 2022), mentre l'inflazione ha raggiunto il 36,6% secondo varie stime[1]. Inoltre, il paese è obbligato a pagare 29,2 miliardi di dollari per il servizio del debito estero nell'anno fiscale 2023-24, il che sottolinea il ruolo fondamentale dei nuovi prestiti nel far fronte agli obblighi di debito. In tutto il paese l'aumento dei prezzi dei beni sovvenzionati ha spinto il costo della vita fuori dalla portata di molti egiziani: il precipitoso calo della sterlina egiziana rispetto al dollaro ha portato a una grave mancanza di valuta forte, necessaria per pagare le importazioni.

Tutte queste sfide ora sembrano aggravate dalla guerra al confine orientale, con un enorme numero di palestinesi che spingono sul valico di Rafah, e dall'azione delle milizie houthi sul Mar Rosso[2]. Il turismo e il Canale di Suez, due delle principali fonti di valuta estera dell'Egitto, sono adesso sotto pressione. Il settore del turismo è fondamentale per l'Egitto in quanto rappresenta il 12% del Pil nazionale ed è anche la principale fonte di valuta estera, la cui carenza l'Egitto soffre da più di un anno. La perdita di queste entrate peserebbe enormemente su una situazione economica già estremamente fragile. All'indomani della pandemia di Covid-19 il settore segnava una forte ripresa (33% nel 2023 rispetto a quattro anni prima[3]). Oggi, la guerra di Gaza e la crisi del Mar Rosso potrebbero seriamente compromettere le prospettive di questo comparto: secondo le agenzie di rating internazionali[4], i ricavi del turismo egiziano sono destinati a subire un calo del 10-30% rispetto allo scorso anno, con costi per il paese che potrebbero variare dal 4% all'11% delle sue riserve di valuta estera.

Da novembre 2023 l'Egitto è alle prese con l'impatto economico degli attacchi dei ribelli houthi nel Mar Rosso contro alcune navi mercantili, causa di un'ampia contrazione del traffico commerciale attraverso la principale arteria marittima che collega Europa e Asia, il Canale di Suez. In seguito a ciò, le compagnie di navigazione hanno iniziato a optare per percorsi alternativi, sebbene più lunghi, come la navigazione attorno al Capo di Buona Speranza in Africa (che ha visto a gennaio 2024 un aumento del carico del 67,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato[5]). Nell'anno fiscale 2022-23, il Canale di Suez ha fruttato all'Egitto 9,4 miliardi di dollari. Adesso le autorità egiziane affermano che tali entrate a gennaio 2024 sono diminuite del 50%, rispetto allo stesso periodo del 2023[6]. La contrazione dei profitti derivanti dal Canale - che rappresentano il 2% del Pil - non è secondario per un paese che ogni anno trae una risorsa economica fondamentale dai diritti di passaggio lungo lo stretto, il cui traffico rappresenta il 12% del commercio mondiale.

Un altro settore vitale per l'Egitto, quello energetico, è stato investito dagli effetti collaterali della guerra in Medio Oriente. Poco dopo il 7 ottobre 2023, l'establishment della difesa israeliano aveva ordinato la sospensione temporanea delle estrazioni dal giacimento di gas Tamar, situato a 25 km dalla città costiera meridionale israeliana di Ashdod, comportando una drastica riduzione dell'attività di liquefazione dei due impianti egiziani di Idku e Damietta e, dunque, un arresto delle esportazioni verso l'Europa[7]. A causa della guerra, le esportazioni di gas verso l'Egitto sono diminuite del 70-80% nel quarto trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. Nonostante la quasi immediata ripresa della produzione di gas dal giacimento Tamar, l'improvvisa sospensione ha evidenziato la dipendenza energetica dell'Egitto da Israele, che costituisce un'enorme vulnerabilità per il Cairo a livello globale in momento in cui la tensione è alta nella regione a causa della guerra di Gaza[8].

In questo contesto va segnalato il raggiungimento, a marzo 2024, di un programma ampliato di sostegno finanziario da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi) - che passa da 5 a 8 miliardi di dollari -, accorso in aiuto del paese per fronteggiare le conseguenze del conflitto e della crisi nel Mar Rosso[9]. Il nuovo accordo è un'espansione dell'Extended Fund Facility da 3 miliardi di dollari della durata di 46 mesi, che il Fmi aveva concluso con l'Egitto nel dicembre 2022, basato principalmente sul passaggio a un sistema di tassi di cambio più flessibile. L'accordo arriva quando la Banca centrale egiziana ha dichiarato che lascerà che la valuta egiziana venga scambiata liberamente e ha annunciato un aumento dei tassi di interesse di 600 punti base nel tentativo di stabilizzare l'economia.

L'accordo con il Fmi è stato dichiarato meno di due settimane dopo che l'Egitto ne ha annunciato un altro con il fondo sovrano degli Emirati, l'Abu Dhabi Developmental Holding Company (Adq), che dovrebbe fornire 35 miliardi di dollari entro la fine di aprile in investimenti per sviluppare parte della costa mediterranea del paese nordafricano. Le monarchie arabe del Golfo, che hanno già versato quasi 30 miliardi di dollari in fondi di assistenza nelle casse egiziane[10], hanno inasprito le condizioni per l'iniezione di nuova liquidità, ricercando investimenti che forniscano un rendimento. Tali investimenti e vendite di beni statali erano avvenuti a livelli modesti fino all'accordo raggiunto con Adq per lo sviluppo turistico ed economico della penisola di Ras el-Hekma. L'accordo ha innescato speculazioni su ulteriori potenziali investimenti, tra cui quelli destinati all'acquisizione di un terreno vicino alla località di Sharm el-Sheikh, nel sud del Sinai. Alcune critiche sono state rivolte all'indirizzo del governo del Cairo circa la svendita dei terreni e delle infrastrutture che lo stesso sta perseguendo in cambio di un sostegno economico dagli Emirati Arabi Uniti e dall'Arabia Saudita.

Un aggiuntivo fondo di aiuti è arrivato a marzo 2024 dall'Unione europea che era già in trattative con il Cairo per un pacchetto da 8,1 miliardi di dollari (7,4 miliardi di euro) che includesse prestiti, sovvenzioni e crediti per affrontare le sfide economiche causate dal conflitto a Gaza e dal potenziale aumento dei flussi di rifugiati[11]. Il Piano, discusso e firmato a latere di un incontro tra il presidente al-Sisi e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen - che si è recata al Cairo accompagnata dalla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, il premier belga Alexander De Croo, attuale presidente di turno del Consiglio UE, quello greco Kyriakos Mitsotakis, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il presidente cipriota Nikos Christodoulidis - prevede il rilancio del partenariato strategico basato su "sei pilastri" o ambiti di intervento: relazioni politiche, stabilità economica, investimenti e commercio, migrazione e mobilità, sicurezza e demografia e, soprattutto, cooperazione energetica. Degli 8,1 miliardi di dollari, 200 milioni saranno destinati al controllo dei flussi migratori: il paese, infatti, secondo le stime dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), accoglie più di nove milioni di migranti provenienti da 133 paesi, tra i quali i gruppi più grandi sono sudanesi (4 milioni), siriani (1,5 milioni), yemeniti (1 milione) e libici (1 milione)[12]. Ma i problemi legati all'immigrazione sono, in realtà, solo la punta dell'iceberg di una serie di criticità che potrebbero aggravare una condizione generale già difficile. Sostenere una presenza così elevata di rifugiati durante una crisi economica catastrofica, rappresenta un rischio per la stabilità e la sicurezza del paese. Dallo scoppio del conflitto in Sudan nel 2023, 450.000 rifugiati sudanesi hanno attraversato il confine meridionale dell'Egitto, mettendo a dura prova la già travagliata economia egiziana. La guerra di Israele a Gaza ha spinto più di un milione di persone a Rafah. Un possibile afflusso di palestinesi sfollati nella penisola del Sinai per sfuggire alla distruzione di Israele attraverso Gaza rende chiaro perché l'Egitto consideri questa opzione come una linea rossa da non oltrepassare. La questione di Gaza, insieme alle difficoltà economiche, è al centro delle proteste che continuano a verificarsi nella capitale egiziana per chiedere un cessate il fuoco nella Striscia e che fanno eco alle manifestazioni che a marzo 2024 hanno preso vita ad Amman, Tangeri e Baghdad[13]. Un contesto interno e internazionale estremamente critico come quello attuale ha già notevoli ripercussioni sugli egiziani, di cui un terzo dei 114 milioni di abitanti vive al di sotto o appena sopra la soglia di povertà. I nuovi aiuti dal Fmi, dagli Emirati e non ultima dall'UE offrono concretamente un'ancora di salvezza per la vacillante economia egiziana, alleviando la crisi valutaria e rafforzando, dunque, la stabilità nel paese nel breve periodo; ma nel lungo periodo potrebbero emergere pesanti effetti collaterali. Infatti, tali sostegni finanziari rischiano di ritardare le riforme strutturali necessarie al paese, soprattutto se il governo del Cairo continuerà a perseguire le stesse politiche economiche che hanno portato l'Egitto all'attuale fallimento economico[14]. Garantire un'adeguata protezione sociale per le classi più disagiate è solo una parte dell'equazione che la leadership egiziana deve prendere in considerazione, insieme alla necessità di contrarre le spese destinate a mega progetti infrastrutturali e concentrarsi sulla riduzione dell'enorme debito del paese. Di certo, l'Egitto ha bisogno di aiuti e investimenti per uscire dalla crisi. Ma prima di tutto ha bisogno di riforme economiche e di una leadership capace di dare al paese una chiara direzione[15].

Relazioni esterne

Nel quadro delle relazioni esterne è ancora la guerra a Gaza a rappresentare il principale motivo di preoccupazione per il governo del Cairo soprattutto a causa di quel più di un milione di palestinesi rifugiati a Rafah che spingono al confine con l'Egitto. Il Cairo ha già chiarito che non sosterrà alcuna iniziativa che possa equivalere allo sfollamento permanente dei palestinesi da Gaza, operazione che molti esperti sostengono sia il piano d'azione di Israele. Le preoccupazioni per la sicurezza relative alla presenza di combattenti palestinesi nel Sinai e agli effetti dei loro possibili attacchi contro Israele sulle relazioni tra il Cairo e Tel Aviv sono un fattore importante per l'Egitto.

In questo contesto, in seguito all'annuncio del 9 febbraio 2024 del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di un'offensiva di terra pianificata a Rafah, a sud dell'enclave, l'Egitto ha rafforzato la sicurezza lungo il confine settentrionale condiviso con la Striscia di Gaza costruendo unrecinto murato di otto miglia quadrate nel deserto del Sinai[16] e schierando diversi carri armati e mezzi corazzati con lo scopo di rafforzare la sicurezza nell'area di confine. Il Cairo, oltre a rafforzare la frontiera con Gaza e chiudere il valico di Rafah, ha avvertito Israele che qualsiasi azione unilaterale che preveda un esodo forzoso degli abitanti della Striscia verso il territorio egiziano potrebbe mettere a repentaglio non solo le relazioni bilaterali, ma anche i presupposti di pace garantiti nella regione dal trattato firmato tra i due paesi nel 1979 in seguito agli Accordi di Camp David del 1978[17]. Ciò contribuirebbe a rendere ancor più complessi i rapporti di Tel Aviv con il Cairo e con l'intero mondo arabo. Questo avvertimento è il più severo mai rivolto dall'Egitto a Israele e arriva nel mezzo delle crescenti tensioni tra i due stati confinanti sul piano di Netanyahu che prevede che Israele prenda il controllo del corridoio Filadelfia[18] - un percorso di quattordici chilometri lungo il confine che separa la penisola del Sinai da Gaza. Il premier israeliano aveva svelato il progetto di superare la zona cuscinetto durante una conferenza stampa il 31 dicembre 2023[19], affermando la necessità di porre tale corridoio sotto il controllo di Israele per impedire il contrabbando di armi attraverso il confine meridionale e garantire che Gaza venga smilitarizzata dopo la fine del conflitto[20]. L'Egitto e l'Autorità palestinese controllano la stretta zona cuscinetto dal 2005, in seguito al disimpegno di Israele dalla Striscia di Gaza, che ha permesso al Cairo di sigillare il suo confine settentrionale e stazionare guardie di frontiera per pattugliare l'area e prevenire il contrabbando e l'infiltrazione di gruppi terroristici nel territorio[21]. Nel tempo, il valico di frontiera è stato aperto solo in modo intermittente per consentire ai palestinesi in cerca di cure mediche di entrare in Egitto. Le recenti prese di posizione di Netanyahu hanno infastidito sia le autorità sia l'opinione pubblica egiziana che ha definito il piano "un attacco alla sovranità dell'Egitto" e "una violazione del trattato di pace" tra i due paesi sulla zona franca rappresentata dal corridoio Filadelfia[22]. Nonostante il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry si sia affrettato a negare le notizie secondo cui il Cairo intendeva congelare il trattato di pace con Israele, la leadership egiziana appare coesa nel respingere un possibile afflusso di massa di rifugiati palestinesi in Egitto. I funzionari sostengono che l'espulsione dei palestinesi in Egitto ostacolerebbe in modo definitivo la possibile creazione di uno stato palestinese e rischierebbe di trasformare potenzialmente la penisola in un punto di partenza per attacchi palestinesi contro Israele da parte di gruppi estremisti o da cellule legate ad Hamas. L'idea di trasferire i palestinesi dalla Striscia di Gaza al Sinai corrisponderebbe al trasferimento dei combattimenti sulla penisola e, dunque, alla creazione di una base per lanciare operazioni contro Israele, situazione che trascinerebbe pericolosamente il Cairo, suo malgrado, all'interno del conflitto.

Un'ulteriore sfida deriverebbe dalla gestione umanitaria dei profughi che si aggiungerebbero al numero già elevato di rifugiati in fuga dalla guerra civile sudanese, prezzo che il Cairo pagherebbe caro, alla luce della catastrofica condizione nella quale versa l'economia del paese[23]. Il governo egiziano appare, dunque, bloccato: se aprisse il valico di frontiera per permettere ai rifugiati palestinesi di entrare in Egitto, rischierebbe di essere accusato di complicità nello sfollamento di massa dei palestinesi.[24] D'altra parte, se al-Sisi rifiutasse di consentire ai profughi di entrare in Egitto, potrebbe essere ritenuto responsabile della morte di altre migliaia di civili, tra cui molte donne e bambini.

Nel frattempo, continuano gli sforzi sul fronte diplomatico: dopo il fallimento dell'incontro a Doha di marzo 2024 per il raggiungimento di un possibile cessate il fuoco tra le parti in conflitto, un nuovo round di colloqui - mediati da Qatar, Egitto e Stati Uniti - dovrebbe svolgersi in queste settimane al Cairo[25]. Il braccio di ferro tra Hamas e il governo di Tel Aviv potrebbe non portare a concreti sviluppi, soprattutto sulla questione degli ostaggi rapiti lo scorso 7 ottobre, prioritaria per Israele. Mentre Hamas ha condizionato ogni ulteriore rilascio di ostaggi all'impegno israeliano di porre fine alla guerra, Israele ha insistito sul fatto che la sua campagna militare per distruggere le capacità militari e di governo del gruppo terroristico riprenderà una volta attuato un accordo sulla tregua degli ostaggi.

In questo quadro, la delegazione europea che ha raggiunto il Cairo a marzo 2024 per proporre un pacchetto di aiuti economici per il paese in grave sofferenza, ha reso evidente il ruolo dell'Egitto nel contesto regionale: riconoscendolo come un partner fondamentale per rafforzare la stabilità in Medio Oriente, soprattutto nel contesto della guerra in corso a Gaza e della crisi del Mar Rosso, i delegati dell'Unione Europea hanno sottolineato l'importanza fondamentale di sostenere la stabilità interna dell'Egitto soprattutto in questa fase.

[1] "Egypt inflation seen edging up in March after currency devaluation", Reuters, 6 aprile 2024.

[2] G. Cafiero, "How Israel's war on Gaza is bleeding Egypt's economy", Al Jazeera, 24 febbraio 2024.

[3] "Egypt's share of global tourism grew by 33% in 2023: Minister", Ahram Online, 21 gennaio 2024.

[4] E. Brachet, "Egypt, mired in economic crisis, sells off its land and infrastructure to Gulf countries", Le Monde, 18 marzo 2024.

[5] "Suez Canal traffic has dropped 42% since Houthi attacks, according to UN", Le Monde, 26 gennaio 2024.

[6] "The war in Gaza is exacerbating Egypt's economic collapse", The Economist, 1 febbraio 2024.

[7] S. Amin, "Houthi attacks on ships in the Red Sea add to Egypt's economic troubles", Atlantic Council, 8 febbraio 2024.

[8] D. Peskin "War in Gaza highlights Egypt's energy dependence on Israel", Calcalist Tech, 24 gennaio 2024.

[9] A. Lewis, "Egypt signs expanded $8 billion loan deal with IMF", Reuters, 6 marzo 2024.

[10] S. Speakman Cordall, "Egypt's economy will be its biggest challenge during el-Sisi's third term", Al Jazeera, 4 gennaio 2024.

[11] S. Raafat, "Egypt, EU discuss funding package to address economic challenges due to geopolitical issues", Daily News Egypt, 21 dicembre 2023.

[12] International Organization for Migration, "IOM Egypt estimates the current number of international migrants living in Egypt to 9 million people originating from 133 countries", 7 agosto 2022.

[13] "Protests for Gaza across Arab world", Middle East Monitor, 26 marzo 2024.

[14] F. Woudstra, "Egypt and the IMF: Can Conditionality Improve Governance?", Arab Reform Initiative, 19 maggio 2023.

[15] H. Alaoui, "Bills and bailouts: the bankruptcy management of Egypt's economy", Middle East Monitor, 21 marzo 2024.

[16] "Satellite photos show Egypt building Gaza wall as Israel's Rafah push looms", Al Jazeera, 16 febbraio 2024; S. Said e J. Malsin, "Egypt Builds Walled Enclosure on Border as Israeli Offensive Looms", The Wall Street Journal, 15 febbraio 2024.

[17] "Egypt threatens to suspend peace treaty if Israeli offensive expands into Rafah: AP", Ahram Online, 11 febbraio 2024.

[18] Y.B. Menachem, "Securing the "Philadelphi Corridor": A Strategic Imperative for Israel", Jerusalem Center for Public Affairs, 28 dicembre 2023.

[19] "Netanyahu says Gaza-Egypt border zone should be under Israeli control", Al Jazeera, 31 dicembre 2023.

[20] M. Espanol, "Benjamin Netanyahu sets his sights on control of the border between Egypt and Gaza", El Pais, 18 gennaio 2024.

[21] J. Spyer, "Israel's Disengagement Plan: Conception and Implementation", IEMed Mediterranean Yearbook 2006, IEMed,

[22] "Egyptian lawmaker pans Netanyahu's postwar Gaza ideas as violation of peace treaty", The Times of Israel, 31 dicembre 2023.

[23] H. Saleh, "Gaza crisis threatens to spill over borders into Egypt", Financial Times, 10 ottobre 2023.

[24] J. Jeffery e S. Magdy, "Why Egypt and other Arab countries are unwilling to take in Palestinian refugees from Gaza", AP, 19 ottobre 2023.

[25] Reuters, TOI Staff e L. Berman, "Indirect truce talks between Israel and Hamas to resume in Cairo", The Time of Israel, 31 marzo 2024.