Consiglio Nazionale Forense

04/16/2024 | News release | Archived content

Si è aperto il G7 delle Avvocature a Roma sull’intelligenza artificiale

Si è aperto questa mattina a Roma, presso l'Aula Magna della Pontificia Università della Santa Croce, il G7 delle Avvocature "Intelligenza artificiale e valori democratici": etica, innovazione tecnologica e tutela dei diritti della persona.

I lavori sono stati introdotti dal presidente del Consiglio Nazionale Forense, l'Avv. Francesco Greco. «L'Intelligenza Artificiale è una rivoluzione tecnologica, portata e implicazioni sono state paragonate a quelle della scrittura o dell'invenzione della ruota - ha detto - siamo consapevoli che è uno strumento che migliorerà la vita del genere umano. Detto ciò, ci sono delle serie preoccupazioni sull'applicazione concrete dell'IA nella giurisdizione, sulle ricadute sul lavoro degli avvocati e dei magistrati, e quindi sulla qualità della giustizia che offriamo ai cittadini e alle imprese. Con i colleghi del G7 abbiamo verificato che in tutti i paesi il disagio e l'incertezza sono comuni». Greco ha quindi evidenziato l'importanza del tema dell'accessibilità: «La tecnologia non deve essere a beneficio solo di chi ha maggiori risorse economiche. È volontà del CNF, se sarà tecnologicamente e finanziariamente possibile, dotarsi di un sistema di IA da mettere a disposizione di tutti gli avvocati e anche di mettere in piedi un sistema di controllo per diventare enti certificatori delle app di IA per gli studi legali». «Sono, però, molti altri i temi da considerare - ha aggiunto il Presidente - quello deontologico, perché la macchina non ha deontologia; poi il segreto professionale: i dati messi nell'algoritmo da dove provengono e che fine faranno? E ancora le questioni della riservatezza legale, delle specializzazioni e della formazione dei giovani. Abbiamo elaborato un documento consegnato al Governo in cui chiediamo che ci siano sistemi che regolino e garantiscano che chi usa l'IA sia controllabile e risponda di eventuali abusi. Infine, facciamo un appello al Parlamento: si faccia attenzione, non si consentano scorciatoie con la scusa della celerità delle decisioni. Per esempio nella redazione delle sentenze, non possiamo consentire che i magistrati le generino con l'Intelligenza Artificiale. Se avvenisse chiederemo la nullità di questi atti. Andremo fino in fondo nella tutela dei diritti dei cittadini".

Quindi l'intervento dell'On. Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Oggi l'IA è al centro del dibattito politico nazionale, europeo e internazionale per la sua capacità pervasiva, perché è un fenomeno che ha un'estrema rapidità di sviluppo - ha detto il Sottosegretario - nessuna demonizzazione, sia chiaro, l'IA darà un contributo positivo per migliorare molti aspetti della nostra vita, pensiamo alla sanità ma anche alla semplificazione nella fruizione di alcuni diritti fondamentali. Ma come per ogni strumento umano, l'IA presenta un dark side: contiene semi di ogni specie e germi di ogni vita. Tra i semi più pericolosi ci sono la lesione della riservatezza, le nuove forme di vulnerabilità digitale, l'apertura di piste per il riciclaggio, la creazione e propagazione fake news». «A riguardo - prosegue l'Onorevole - l'IA concettualmente non porta nulla di nuovo rispetto alla disinformazione dei regimi totalitari, ma può aumentare a dismisura il potenziale offensivo, influendo sul processo di manifestazione della libertà democratica. Il tema della proporzione dei controlli è quindi centrale. È cruciale individuare criteri etici e giurisdizionali condivisi sia per l'utilizzo dell'IA sia per determinare precetti e sanzioni per chi se ne discosti. A breve, il Consiglio dei Ministri varerà un disegno di legge con i principi a cui dovrà ispirarsi l'uso dell'IA, contemperando le potenzialità e i controlli necessari per programmare gli algoritmi. Altra voce fondamentale è la progressiva disumanizzazione della società e del diritto, ed è per questo che la supervisione dell'uomo deve continuare a esser centrale: la democrazia non può essere tecnocrazia, il diritto non può ridursi all'applicazione di algoritmi. Gli avvocati devono essere in prima linea per vigilare che l'IA sia posta al servizio della migliore fruizione dei diritti, che tuteli l'interesse pubblico senza torsioni orwelliane. Lo strumento cambierà la professione forense, si perderanno funzioni che erano consuetudine, ciò che non deve cambiare è il ruolo di sentinella che gli avvocati continueranno a svolgere».

Quindi il Sen. Francesco Paolo Sisto, vice ministro della Giustizia: «L'IA dà un'idea erronea di asetticità: è scritta da uomini, si basa su dati raccolti da uomini. Si tratta di un terzo che si sostituisce ad altri con una parzialità di fondo, e questa parzialità ci deve guidare nei rapporti tra giustizia e IA. Il primo punto di partenza è di matrice costituzionale: rispetto ai principi fondanti è impossibile sostituire la componente umana. Problema di difficile soluzione qualora si volesse aprire alla possibilità di provvedimenti non scritti dai giudici. Siamo ridotti alla necessità di fare presto. C'è un limite: non è possibile sacrificare all'efficienza i diritti dei cittadini. Se c'è un problema di efficienza si deve ampliare l'offerta, non ridurre i diritti. Questo significa non rinunziare a una difesa scritta da un avvocato o a una sentenza del giudice. E non dobbiamo rinunciare all'oralità del processo, che va difesa strenuamente perché può fare la differenza. Dobbiamo pure provare a ipotizzare anche la nullità laddove una sentenza sia scritta da IA, e sarà compito dei consigli dell'ordine vigilare affinché non sia strumento di abuso della difesa». Riguardo al tema dell'avvocato in Costituzione, Sisto spiega: «Oggi le tecnologie di IA rendono necessario inserire la parola in Costituzione per evitare la tentazione che esca dal diritto della difesa. Per evitare che ciò accada, Governo e Ministero stanno già intervenendo nel disegno di legge: si deve prevedere l'uso dell'IA nell'attività giudiziaria esclusivamente, e lo sottolineo, per l'organizzazione e la semplificazione del lavoro giudiziario, per la ricerca dottrinale e giurisprudenziale anche finalizzata all'individuazione di orientamenti interpretativi».